Esiste una storia oggettiva? È importante conoscere il passato? In che rapporto sta la Shoah con il nostro presente? Queste e altre domande sono state poste durante il seminario tenuto dal prof. Carlo Spartaco Capogreco lunedì 14 novembre 2016 presso l’Istituto “R. Piria” di Rosarno. La discussione, organizzata dalla Dirigente Mariarosaria Russo e inaugurata dalla prof.ssa Grace D’Agata, è stata moderata dalla prof.ssa Rosa Maria Marafioti. Il prof. Capogreco, docente di storia contemporanea presso l’Università della Calabria, Presidente della “Fondazione Ferramonti” e tra i massimi esperti internazionali dei campi di internamento fascisti, ha introdotto gli alunni delle quinte classi del Liceo Scientifico al problema della Shoah attraverso alcune riflessioni di carattere epistemologico. Per infrangere il mito positivista della possibilità di una ricostruzione univoca e immodificabile del passato, il prof. Capogreco ha messo in evidenza come scienziati e filosofi abbiano sottolineato che già percepire la realtà vuol dire interpretarla. La conoscenza avviene infatti sempre a partire da un certo punto di vista e attraverso concetti propri di una determinata epoca storica e società. Questo processo ermeneutico risulta accentuato quando si tratta di ricostruire il passato, perché ogni presente si rivolge a esso con determinate aspettative e filtra dal continuum dell’esperienza i fatti che appaiono sensati alla luce del suo sistema di valori.
La conoscenza storica non è condannata però a un relativismo assoluto perché la sua narrazione del passato si basa su fatti documentabili, che vanno letti al di là di ogni pregiudizio ideologico. Tale lettura è difficile soprattutto per fenomeni come il totalitarismo, strettamente collegati a quelle sfide del presente sorte dalla crisi delle democrazie e dal processo di spersonalizzazione del mondo, sempre più tecnologizzato e globalizzato. La storia della storiografia relativa all’Olocausto mostra come l’approccio al genocidio ebraico sia stato fortemente condizionato da “politiche della memoria” che in Italia, oltre a determinare un’iniziale “rimozione” del fenomeno (soltanto la legge n. 211 del 20 luglio 2000 istituisce un “giorno della memoria”, il 27 gennaio), influiscono ancora oggi sulla considerazione delle varie manifestazioni del fascismo e sul modo in cui esse sono esposte dalle istituzioni educative. Il prof. Capogreco ha così richiamato all’esigenza di una più precisa contestualizzazione della Shoah nell’ambito della storia europea e mondiale, confutando quelle troppo rapide interpretazioni che tendono ad assolvere gli Italiani fascisti “più buoni” dei Tedeschi nazisti, e gli abitanti delle regioni meridionali “altruisti” e “innocenti” in confronto ai loro connazionali delle regioni settentrionali, che dal 1943 al 1945 diventarono corresponsabili della Shoah (parzialmente attuata nella Repubblica di Salò).
Dopo aver ricordato la peculiarità del genocidio ebraico il prof. Capogreco si è soffermato sul fenomeno del negazionismo, che si ripresenta oggi in modo preoccupante in concomitanza al fallimento dell’ONU di fronte alle stragi perpetrate ai danni di minoranze etniche e alle difficoltà degli Stati europei di gestire i flussi migratori. Se però i singoli popoli europei, a partire dalla loro storia, sapranno comprendere le motivazioni che hanno portato alla Shoah, sarà possibile elaborare una narrazione condivisa del passato e formare quella memoria comune indispensabile alla formazione di un’identità aperta alla storia nel senso pieno di magistra vitae. Il seminario si è concluso con gli interventi degli alunni, impegnati nel progetto che li porterà a partecipare al concorso del MIUR “I giovani ricordano la Shoah”.
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