L’artista Nino Racco è stato ancora una volta ospite del liceo “R. Pira” di Rosarno, questa volta con una spettacolare interpretazione di “Ciao amore ciao”, l’ ultima e sofferta canzone del cantautore Luigi Tenco. Con questa rappresentazione, fortemente voluta dalla preside Mariarosaria Russo e coordinata dalla prof.ssa Vera Violi, Nino Racco ha offerto, attraverso la sua arte cantastoriale, l’ultimo “calvario poetico” che ha preceduto il fatale debutto sanremese di Tenco. Lo spettacolo, intervallato da canto e racconto, si è incentrato sul dramma artistico e poetico del cantante che si è rivelato essere il dramma stesso della creatività e della musica, sacrificate in nome di una legge della mercificazione discografica che vietava di mettere a nudo i drammi e le sofferenze di quanti giornalmente dovevano fare i conti con una triste realtà. La vita, dunque, doveva scorrere senza traumi, o meglio ancora, doveva essere cantata senza turbare le coscienze. Il cantastorie, ha presentato agli studenti le varie stesure della canzone, nata come testo prima dal tema antimilitarista, poi esistenzialista. In effetti, la canzone doveva lanciare un messaggio molto forte contro la guerra, ma viene subito rivisitata, eliminando le tematiche originali per diventare in parte una canzone d’amore e in parte una critica verso la società moderna. Con Luigi Tenco, è stato inaugurato un nuovo capitolo, quello della canzone d’autore che ha fornito spunti di riflessione agli studenti presenti in auditorium sull’ importante tema dell’ esistenzialismo. Scrittori e filosofi come Camus, Sartre, Kierkegaard e tanti altri, sostiene la Preside Russo,che ha introdotto il dibattito con gli alunni, hanno insistito sul vuoto che caratterizza la condizione dell’uomo moderno e sulla solitudine di fronte alla morte, in un mondo che è cambiato a tal punto da diventare molto spesso ostile. L’interpretazione che il cantastorie dà del dramma di Tenco viene resa più efficace da videoproiezioni curate da Antonella Iemma che ha saputo cogliere attraverso immagini suggestive, passaggi significativi della vita del cantautore. Una lezione spettacolo, dunque, di alto spessore culturale e artistico che ha permesso agli studenti di riflettere sul senso della vita, e su come forme di protesta molto forti, come quella di Tenco, possono far discutere ancora oggi a distanza di 46 anni dalla sua morte sulla difficoltà di poter esprimere liberamente le proprie idee, ma soprattutto sull’importanza di dover sempre e comunque riuscire a dare la giusta priorità alle cose senza rinunciare a quella che tra tutte è la più importante: la vita.
“Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io tu e le rose” in finale e una commissione che seleziona “La rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le
idee a qualcuno. Ciao luigi”
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