La Preside Mariarosaria Russo incontra Don Ciotti

I giovani dell’Istituto Piria, unitamente alla preside Russo e alla prof. Vera Violi,  hanno presentato a Don Ciotti la scultura da loro realizzata di concerto con la prof. di Storia dell’arte Iannì  Santina, facendo proprio l’invito di Don Pino De Masi, responsabile di “Libera per la Piana di Gioia Tauro”, che, in occasione della giornata della “Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, ha invitato le scuole, “partendo dalle suggestioni offerte dalla poesia di don Tonino Bello,  intitolata “Cosa è la speranza”, a realizzare un oggetto simbolico che rappresentasse l’impegno necessario a costruire il legame tra speranza e bellezza: una grande mano sulla quale apporre disegni, testi, immagini scaturiti dalla riflessione degli studenti”.

La scultura è composta da un libro aperto sulle cui pagine campeggiano dei versi rielaborati da una lirica  di don Tonino Bello: “Chi spera non fugge, si incarna nella storia e ne diventa protagonista. Attraverso le radici della cultura diventa uomo libero”. Il volume è poggiato su tre mani rivolte verso il cielo che simboleggiano fratellanza e condivisione, desiderio insopprimibile di libertà, non disgiunto dall’aiuto di Dio.

Don Ciotti ha invitato i giovani a fare proprio il messaggio di Papa Francesco, che invita i cristiani ad educarsi alla responsabilità e cogliere tutto ciò che di positivo c’è nella società da valorizzare e incoraggiare, senza negare le difficoltà e gli ostacoli, consapevoli che è il “noi” che vince. “L’Italia – ha detto Don Ciotti – sta attraversando un momento di difficoltà, di grande povertà, ma noi non vogliamo nascondere questo, vogliamo invece illuminarlo, proprio come state facendo voi, da buoni cristiani che, quando sembra non ce la facciano, credono nell’aiuto di Dio e si affidano a Lui. Il problema più grave non è tanto chi fa il male, quanto chi se ne sta in disparte a guardare”.

E rivolgendosi ai giovani Don Ciotti ha detto:“Voi siete gioia e bellezza e siete chiamati ad imparare “il coraggio di avere coraggio”, facendo società con Dio, con un esercizio quotidiano cominciando dalle piccole cose. Dobbiamo avere coraggio e umiltà, che non richiedono eroismo, ma generosità e responsabilità.  L’educazione è un progetto corale, come sosteneva Danilo Dolci, e quindi per noi deve essere un sogno condiviso, ricordando che la malattia più grave del cristiano è la rassegnazione”.

 

Skip to content