Oltre duemila persone tra studenti, docenti, dirigenti scolastici, sindaci, giornalisti, attivisti del mondo culturale e associazionistico, si sono radunati ieri, mercoledì 17 gennaio, presso l’Auditorium del liceo scientifico “R.Piria” di Rosarno, per assistere a quella che la stessa Preside Mariarosaria Russo ha definito “la mia ultima lezione”. Ultima, perché ha deciso di andare via da Rosarno alla scadenza del suo mandato, il 31 agosto 2019, ma “con effetto immediato- ha dichiarato con fermezza- dismetto ogni ulteriore impegno istituzionale, compresa la gestione dei beni confiscati alla mafia e che erano stati assegnati alla mia scuola, con conseguente delibera all’unanimità del Collegio docenti”. I beni dunque verranno restituiti alla Procura di Reggio Calabria e al Prefetto, ma la Preside Russo vuole spiegare le ragioni profonde della sua decisione e della sua intima amarezza. Lo deve ai suoi docenti e ai suoi studenti che hanno creduto in lei, accompagnandola nell’avventura della sua dirigenza in diversi istituti e per ormai diversi anni, combattendo insieme a lei per avviare un sincero percorso di legalità e cittadinanza attiva contro l’ingiustizia, la violenza e la sopraffazione.
Poiché ha attuato una vera lotta alla mafia, fatta di gesti concreti e non solo di parole, la Russo subisce adesso un chiaro tentativo di delegittimazione da parte di chi vuole ancora dominare con la violenza e il ricatto, “gli uomini delle tenebre” come lei stessa ebbe modo di definirli quando, a sostegno della famiglia Pioli, ha sostenuto una campagna di sensibilizzazione per la restituzione del corpo di Fabrizio che alla fine è stato ritrovato in un terreno confiscato dallo Stato sin dal 1991 e che poi è stato affidato per la gestione a finalità sociale proprio al Piria di Rosarno.
Da qui, tante difficoltà di natura burocratica, ma soprattutto una serie di attacchi alla dignità della sua persona che veniva erroneamente presentata come vicina alla cosca Piromalli per parentela. Fu addirittura dichiarato che lei era la nipote del boss Piromalli senza che questa affermazione avesse alcuna corrispondenza con la realtà. Quando inoltre la Russo è stata nominata reggente dell’Istituto alberghiero “Persefone” di Locri, ha dovuto riscontrare la non idoneità dei locali in cui la scuola risiedeva da più di trenta anni e per i quali la Provincia pagava ai privati un canone annuo di 30.000 euro. Adesso l’istituto risiede in locali molto più appropriati, ma lei subisce da allora continui attacchi che si articolano tra lettere minatorie e false accuse all’onestà della sua famiglia. Ultimo episodio, ma non in ordine di importanza, di questo estenuante processo di contrasto alle sue azioni: “apprendo solo dalla stampa il 18 dicembre scorso di essere indagata per abuso d’ufficio” per aver acquistato nella funzione di Reggente del Liceo scientifico di Roccella dei libri che raccontano la vicenda di Gennaro Musella, nel momento in cui, secondo l’accusa, io ero vicepresidente o coordinatrice dell’associazione Riferimenti, presieduta da Adriana Musella. “Ma io ho già potuto contestare che all’epoca dell’acquisto non ricoprivo nessuna delle cariche a me attribuite”.
E’ un fiume in piena la Preside Russo. Con documenti, video e canzoni personalmente reinterpretate nei testi, vuole riscattare la dignità e l’onestà della sua figura, lei che, in occasione del conferimento del premio Gerbera gialla, nel 2012, dal palco del teatro Cilea di Reggio Calabria aveva gridato “Io non ho paura del cambiamento. Non abbiate paura neanche voi!”. Adesso si trova invece a constatare la necessità di modificare le sue priorità e i suoi interessi: “Intendo dedicarmi ai detenuti, facendo loro leggere libri e offrendo cultura, perché se alcuni processi si basano sul nulla, potrebbero esserci innocenti nelle nostre case circondariali.”
Docenti e studenti restano attoniti difronte alla drammaticità di tali annunci. Loro conoscono la forza e la determinazione di Mariella Russo e temono di perdere la sua azione di orientamento e guida. Tantissime dunque le attestazioni di stima e solidarietà. Lettere, poesie, abbracci, applausi calorosi e scroscianti hanno sancito il ritmo della manifestazione. Per tutti resta una sola certezza, siglata da una frase con cui si apriva un video proiettato quasi all’inizio dell’incontro. “Nella guerra tra i potenti e i deboli vince la verità che nutre i sogni”.
Alcuni momenti particolari
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