Carissimi alunni, genitori, docenti e personale non docente
L’anno scolastico è giunto al termine,ed oggi, più che mai,sento la necessità di formulare un saluto che non vuole essere un semplice e circostanziato atto di dovere verso la comunità, che ho il piacere di dirigere da ben tredici anni , ma un attestato di affetto e di apprezzamento per tutto quello che insieme abbiamo affrontato,condiviso e superato in un momento tanto complicato quanto surreale, e che non ha avuto precedenti nell’epoca in cui viviamo.
Il lockdown imposto dal nostro Governo per far fronte all’emergenza Coronavirus, ha subito creato sgomento in ognuno di noi, comprese le famiglie e l’intera cittadinanza. Mi viene in mente, ripercorrendo la mia carriera di docente prima, e dirigente dopo, che Aristotele non sarebbe stato più attuale di adesso nell’affermare che “le radici dell’educazione sono amare, ma il frutto è dolce”. E l’amarezza di quei cancelli chiusi, la tristezza dei lunghi corridoi vuoti, che hanno amplificato i miei passi entrando a scuola, le classi deserte, il “rumore assordante” del silenzio, sconcertante ed angosciante al contempo, uniti alla preoccupante percezione che non tutto “sarebbe andato bene”, hanno affollato le mie notti, riportando spesso il mio pensiero ad ognuno di voi.
Ho pensato alle conseguenze, agli effetti imprevedibili,consapevole che la scuola dovrebbe sempre rappresentare una piccola oasi di serenità e di pace per chiunque e, a quanto Victor Hugo scriveva “Colui che apre una porta di una scuola, chiude una prigione”, aggiungerei, che questa meravigliosa palestra di vita e di democrazia, rende Liberi di scegliere (Giudice Roberto Di Bella) quel percorso virtuoso intriso di valori, quali l’onestà e l’etica della responsabilità, finalizzato alla realizzazione di un futuro più roseo e ricco di prospettive e progettualità.
Ed è così che, forti della consapevolezza di poter idealmente librare le “ali della libertà”, la grande macchina della solidarietà e dell’ integrazione si è subito messa in moto: abbiamo tempestivamente fornito strumenti e mezzi ai nostri discenti per non farli sentire mai soli, senza “dimenticare di annaffiare l’orto o rifare il letto” che come allegoricamente afferma l’autore de Gli sdraiati, Michele Serra, equivarrebbe ad “un sabotaggio in piena regola del futuro”.
Vorrei parteciparvi questo mio augurio di serenità e di gioia nell’invitarvi ad osservare i colori dell’arcobaleno e della speranza sotto una nuova luce, usando le parole di Papa Francesco, che ho avuto il privilegio di conoscere e di abbracciare. Il Santo Padre ci insegna che “Educare è un atto d’amore, è dare vita”, poche parole, pronunciate dinanzi ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per l’Educazione Cattolica, una chiosa delicata, che riassume magnificamente quello che è e dovrebbe rappresentare per noi, attori dell’educazione e formatori, la nostra missione, ovvero “un atto d’amore”, latore di “vita” di linfa vitale, che si trasmette con l’impegno, la dedizione, la passione, la perseveranza e l’affetto, che contraddistingue tutti i miei “compagni di viaggio”.
Abbraccio virtualmente tutti coloro che hanno contribuito ad edulcorare con pillole d’amore questo triste momento che ci ha reso senz’altro migliori e più umani.
Mariarosaria Russo
Rosarno, 9 giugno 2020
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